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           Elverio Maurizi

 

          Catalogo per la mostra presso il Centro

          d'Arte "L'Idioma" di Ascoli Piceno

          (dicembre 1984 - gennaio 1985)

 

 

          Paesaggio,  1984

          Acrilico su tela cm 35x30

La natura come sentimento

di Elverio Maurizi

 

Tra i giovani artisti marchigiani emergenti sicuramente Augusto Piccioni ha una sua collocazione singolare, soprattutto quando si guardi alla sua produzione recente, dove il suo rapporto con la natura appare cosi` immediato da suggerire l`esistenza di una specie di filo diretto tra rappresentazione e realtà` in grado di legare all'interno del ritmo compositivo i ricordi del passato prossimo, le urgenze del presente, le aspettative di un vicino futuro.

Il pittore ascolano, tuttavia, non e` di quelli che amano lavorare a diretto contatto con la fonte d'ispirazione, anzi sembra proprio che il suo discorso giunga a delinearsi compiutamente solo attraverso una soglia tutta mentale, dove il qui e l'oltre dialetticamente si accordano, dove la sintesi tra spazio e tempo esalta il valore bifronte di quella inquietudine da cui nasce la necessita` del lavoro culturale, desiderato e sofferto, vivo in quella specie di mistica sensibilizzazione degli elementi formali, la cui semplicità` si rivela come il frutto maturo di un incessante scandagliare gli abissi incommensurabili del Profondo.

L'umiltà` con la quale l'artista si pone dinanzi al paesaggio, sia esso marino o collinare, l'assunzione diretta dai recessi della memoria di quelle apparenze del reale, sublimate dalla fervida immaginazione, portano a una sorta di immersione del dato visivo in un'aura di mistero che amplia gli orizzonti della tela e del foglio allargandone l'influenza al di la` dei limiti naturali, portandoli, portandoli a una fascinosa illimitatezza, dove l'oggettualita` sembra negarsi in favore di empiti fantastici, messi a fuoco dall'eloquenza del colore.

L'iconografia delle diverse composizioni si precisa, infatti, con una inattesa corposi` malgrado l'assenza di quella specifica oggettualita` di cui si parlava, percorsa da strani bagliori che sembrano forzare la critica rappresentazione dell'evento rappresentato, suggerendo attraverso una analisi del tema, provocatoria ed insinuante, l'evocativi` del soggetto. In effetti a me sembra, ed e` facile accorgersene fin dalla prima lettura, che i paesaggi di Piccioni non rappresentino tanto uno specchio del vero quanto i luoghi ideali dell'anima, cioè` verità` immanenti nell'intimo dell'artista, la cui ricchezza poetica non pio` essere disconosciuta, ma anzi resta evidente in tutta la sua icastici`.

E` certo che il segno sembra essere alla base della sua pittura, anche quando il colore campeggia con prepotenza sul supporto, i continui rimandi alle avventure dell'esperienza aprono prospettive inaspettate, quasi che venisse suggerito a chi guarda la necessita` dell'abbandono, di lasciarsi naufragare nella penombra, nei lividori improvvisi, in quelle sollecitazioni posto-impressioniste alla base di tanta parte delle attuali ricerche.

La coincidenza tra irrequietezza interiore e spazio visivo sintetizza prospettive che travalicano i concetti di pieno e di vuoto, per indicare situazioni e pensieri capaci di creare oggettive occasioni di contemplazione in una specie di hortus concluse, dove il rapporto tra sentimento e immaginazione appare ricco di conseguenze e di illusioni.

Nasce, insomma, dalla lettura di queste opere, con prepotenza, il senso di una forzata solitudine, dove l'esperienza si spoglia completamente del dato veristico per trascendere dal paesaggio e consentire piuttosto all'osservatore di immergersi in una sorta di precipitato psicologico basato sul sentimento, la cui base misticheggiante rischia di far superare il crinale pericoloso tra l'individuali` e la totalità` panica, per suggerire, come se ce ne fosse il bisogno, il senso dell'umano come misura del creato.

Il lavoro di Augusto Piccioni, dunque sembra destinato a sovvertire, per quanto e` possibile, il comune senso di valutazione dell'esistenza, suggerendo quale unico sbocco possibile, il comune senso di valutazione dell'esistenza, suggerendo quale unico sbocco possibile per vivere oggi l'osmosi continua tra verità` e pensiero.

 

dicembre 1984

 

 

 

 

 

 

 

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Presentazione in catalogo per la mostra presso il Centro d'Arte "L'Idioma" di Ascoli Piceno (dicembre 1984 - gennaio 1985)

 

 

 
 

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AUGUSTO   PICCIONI