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Paesaggio con casa ed albero,  1992

Acquerello su carte intelaiate e sagomate (2 pezzi) cm  50x35 + parete

 

Paesaggio con casa ed albero,  1990

Acquerello su carte intelaiata sagomata

 cm 28x15 + parete

 

Paesaggio con casa ed albero,  1989

Acquerello su carte intelaiata sagomata

 cm 29x20+ parete

 

Paesaggio con casa ed albero,  1989

Acquerello su carte intelaiata sagomata

 cm 28,5x11+ parete

 

 

 

La discrezione del breve sogno, il disegno

 

 

Da anni Piccioni persegue una personalissima ricerca che si può descrivere nell'espressione: "può il vuoto farsi immagine?". L'artista non sentenzia risposte, come tutti i poeti ariosteschi sogna, immagina, intuisce ed elargisce figure di un immaginario che è lampo e fulmine dentro l'andirivieni di un grigio e amorfo reale quotidiano.

C'è un contrasto tra la realtà vissuta quotidianamente, nella sua Ascoli, e il lavoro che realizza in opere, eppure c'è una intimità segreta, tra queste opere e la sua città. I1 contrasto deriva dalle "sforbiciature", in termini ciarrocchiani, della pittura acquarellata, di paesaggi solari di un naturalismo dilatato e acquitrinoso: contro la pietra grigia con cui magrittamente si costruisce Ascoli, città turrita. L'intimità tra queste opere e la città è dovuta al piano della memoria, alla realtà artistica che informa e "costruisce" la qualificazione di un Umanesimo intrisi di cortese Gotico Internazionale, quel che Zeri chiama "L'antirinascimento".

Se si tiene di conto un Crivelli e un suo orbitante, il Pietro Alemanno; ben si individua quello speciale linearsimo che ha "segnato" la figura in quanto massa sfavillante di ori e preziosismi cromatici, perimetrati dalla "linea", appunto.

La linea-perimetrante è il seguire nel solco il tratteggio della immagine. I1 linearismo gotico di questo introverso umanesimo da corte ascolana, con diramazioni tra Rimini e Camerino; è la oggettiva memoria ed è la oggettiva premessa al linearismo, al perimetrare al sagomare della figura nelle opere di Piccioni.

I1 quale traduce tale sagomare la linea- perimetro, dal pieno al vuoto. Piccioni ribalta la costruzione "cortese" della figura e addirittura, più che seguire ordinamenti spazialisti - il referente da alcuni critici indicato è il "taglio" e il "bucare" di Fontana -, Piccioni si volge ancora più addentro la memoria storica, nel luogo inconscio dove tutto si muove e pulsa.

Così come nel catino absidale di S. Francesco o di S. Pietro martire, ad Ascoli sempre le grandi verticali finestre, sul modello del tempietto di Cividale - l'ancestrale luogo dell'archetipo - disegnano nel loro "vuoto" il pieno della presenza spirituale della luce che viene "colorata" dall'espediente della vetrata.

E così anche, se non sopratutto, ecco che a S. Emidio, maestro Giovanni di Matteo ha "dipinto" in tarsia la stupenda Annunciazione nel coro ligneo; dove giustamente, tra Angelo e Maria, la localizzazione dell'Eterno è nella vuota Cattedra, al centro dello schema compositivo così come vuota era la cattedra nella teoria degli Apostoli, all'Eterno al Fine dei Tempi - ad esempio Si veda per tutti, l'arco trionfale a S. Maria Maggiore, dove "troneggia"il "Trono Divino" nell'aura del silenzio e del vuoto -.

Tali esempi sono propri dell'iconografia del vuoto significante, ovvero in questi casi il vuoto, la assenza di immagine decide la figuratività dell'irrampresentabile: 1'Eterno! e il "resto", cioè il "contorno" - o apostoli o vergini o colonnati, o altro ancora -, descrivono un "pieno" una figuratività che scompare alla soglia della linea del perimetro, della sagoma del vuoto: dell'irrampresentabile che diviene per paradosso visibile spazialità, significante. E' proprio un paradosso significante tra rappresentazione e irrampresentiailità, tra vedere e non vedere, tra pieno e vuoto.

Piccioni viene a riproporre la questione del "vuoto contornato" senza ripetere gli storici esempi riportati, pur nella consapevolezza che il tema del "vuoto contornato" è una tarsia iconografica che la storia ha già raccontata. Una "tarsia iconografica", che Piccioni rievoca ma non ripete in "citazione", anzi contrapponendosi, il suo lavoro, ai valori spirituali che iconologicamente "l'antico" ha realizzato.

Piccioni elimina, svuota il mondo iconologico, lo secolarizza, lo porta agli estremi della cultura ottico-percettiva, evoca il vaso di "Diderot/Duchamp" di Patella, si insinua nei meandri del surrealismo di Arciboldo, gioca nelle anamorfosi, si mescola alle geometne fredde di Alviani, e così giunge alla propria calda poetica, di costruire il vuoto con il pieno, svuotando il pieno e colmando il vuoto, nell'intrico di ombre piene e piani vuoti (...). Piccioni non prende qual si voglia elemento del reale, il suo è lo sguardo all'albero, al Mondrian del "più" e del "meno"; all'albero "marchigiano" di Virgilio Guidi! Piccioni ci fa vedere, ovvero, il tutto del paesaggio che contorna il tronco d’albero, dell'ammasso di foglie e lascia intravedere il vuoto di questo tronco, di questo ammasso di foglie: mentre riempie di piombo o ferro la sua ombra, del tronco e dell'ammasso di foglie; in uno speculare perfetto a scacchiera, tra bianco/vuoto e nero/pieno: la visione è un quadro concettualmente nero e bianco, pieno e vuoto.

Lungo la strada dell'esperienza, s'è persa l'iconologia patristica del vuoto - gli esempi citati - e s'è ritrovata la religiosità di un vedere la natura in una concettualizzata naturalità! La Natura è assente perché presente, i colori e gli umori della terra e degli alberi e dei cieli, sono il respiro dei profumi che incantano il " vuoto". Sagomare il vuoto è rappresentarlo nella qualità dell'irrampresentabilità. C'è del religioso in questo tagliare, attraversare, sagomare la Natura come Natura dell'arte. Perché Piccioni più che "ultimo naturalista" è un "primario pittore" a cantare la pittura, ferita aperta, campo di una spazialità composita, strutturata nella logica della sagomatura, del perimetrale della linea.

I lavori che Piccioni ora presenta, sono lo squadernamento segreto del suo diario di lavoro. Sono i "disegni" come elaborazione privata dei più complessi e argomentati lavori.

Questi disegni sono specificati sulla impronta, sulla immediatezza. Sono equilibrati e veloci sogni che fendenti di sciabolate di colore e acqua dilatano e dilagano sulla superficie del foglio, un bel corposo foglio Fabriano da seicento grammi!

La superficie viene graffiata e rigonfia d'acqua e resa grumosa e rigata come pelle aggrinzita che squama e sbava colore.

Questi disegni sono progetti, idee, pensieri, aforismi. Da questo materiale nascono i lavori più impegnativi, più grandi, più pesanti.

Qui riposa la leggerezza, la qualificazione dell'impegno e della grandezza dettate dalla profondità della superficie.

Intelaiati su compensato o multistrato, questi fogli hanno un loro spessore scenografico, volumetrico solidificarsi della superficie di acqua e carta. La precisione della sagomatura rassomiglia, qui; alle miniature dello scriba medioevale. Lo spessore della superficie è il continuum della superficie dipinta.

Questi lavori sono, in verità, autonomi gesti di spontanea poesia elargita con discrezione ed eleganza. Più che l'introspezione, che è propria dei marchigiani, qui c'è la interiorità, l'intimismo letterario anche che è proprio di qual si voglia sognatore ad occhi aperti. In ciò Augusto Piccioni è poco leopardiano ed ha molto dell'Ariosto. E così se vive imbrogliato con il sociale, con la scacchiera dell'arte; cosi Piccioni s'abbandona alla fabulazione delle ombre e delle luci, dell'apparire e scomparire tra pieni e vuoti, linee a perimetrare spazi di campi, che sono campi di grano come campi di energia.

Anche nella quantità di misura questi ritratti di Natura sono la discrezione del privato domestico sogno. Vanno rispettati e custoditi, questi lavori come si fa con i gatti, quando sono piccoli e han bisogno di tepore.

                                                                                                                                        Mariano Apa

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Presentazione in catalogo per la mostra presso il  "Caffé Lord Byron" di Milano (1993)

 

 

 

 

 

 

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AUGUSTO   PICCIONI