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       Remo Brindisi

 

 

 

 

 

 

Per effetto di una visuale al solo servizio della tradizione, Augusto Piccioni, per lungo tempo non aveva potuto «subire» il moto espansivo della cultura e con­seguenti suoi riflessi sulla pittura come valore plastico.

Dunque, dipingere è cultura. Lo è sempre, drammaticamente, quando la pittura si toglie dallo spazio sentimentalistico, come riferimento storico e ambientale, per evidenziarne il cammino aspro della ricerca in arte, ove, oggettivamente l'immanente esistenziale viene coinvolto. Piccioni, come ho detto sopra, ha inteso subire la cultura, ciò che era naturale in un pittore come lui e che intende vivere la stagione artistica libero da chicchessia o in ossequio alle stagioni sociali, ambientali e mentali, le quali, anche se per ipotesi o in apparenza favorevoli, in ultima analisi avrebbero giocato in senso negativo, comunque limitativo di quella fondamentale esigenza che è la libertà della ricerca.

Del resto, chi ha avuto l'avventura di osservare i bei ritratti di Piccioni deve pure ammettere che appunto la cultura, proprio in quel tessuto formale, ne faceva le spese, anche se nei ritratti, Piccioni ha saputo soddisfare le regole necessarie.

Ora, nei lavori a immagine informale - si può dire ad immagine di puro gesto - Augusto Piccioni trova il proprio futuro; cioè quel naturale inizio di uno sviluppo più consapevole a cui dare ascolto e di cui l'immaginativa nostra già ne percorre gli ideali.

 

1978

                                                                                                                      Remo Brindisi

 

 

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Presentazione in catalogo per la mostra presso il Circolo Cittadino di Ascoli Piceno (aprile 1978)

 

 

 
 

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AUGUSTO   PICCIONI