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      Alessandra Morelli (Foto di Cesare Gaspari)

 

DI ARMONIE (IN)FORMALI

 

 “Non è necessario avere un motivo o particolari affinità stilistiche perché due artisti decidano di apparire insieme all’interno di un unico spazio espositivo.

Potrebbero essere due amici che si sono incontrati ed hanno semplicemente deciso di farlo”.

 

Qualcuno ha detto che le migliori collaborazioni nascono da contesti tutto sommato quotidiani, da rapporti affettivi fatti di scambi veloci e semplici condivisioni.

“Scrittore” dello spazio, il primo, “visionario” della dimensione, il secondo, Terenzio Eusebi ed Augusto Piccioni tornano ad incontrarsi, dopo anni in cui il linguaggio artistico di ciascuno, pur toccando articolazioni assolutamente diverse, non ha smesso di esprimere la stessa curiosa fascinazione per la forma e per quella “poetica del paesaggio”, che dal deserto al sogno, è, di volta in volta, immagine simbolica e totemica del viaggio umano.

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Augusto Piccioni, Nella non-forma, voce dell’attendere

 

“Mi fa sorridere quando, guardando una mia opera, qualcuno mi chiede perché, tra le figure, ci sia sempre una zona vuota. Io rispondo di osservare meglio: in quel vuoto sta nascendo un albero invisibile”.

Il sognatore si pone di fronte al mondo con la speranza di chi avverte le cose prima ancora che siano percepibili. Nelle opere di Augusto Piccioni, uomini, donne ed animali, delineati da stacchi cromatici saturi, vivono in equilibrio compositivo la parabola espressionista della luce. E, come in un racconto primigenio, raccolgono ogni azione intorno al feticcio concettuale e prospettico di un albero trasparente, che crea, tra le figure, simmetrie e corrispondenze emotive.

Ma, a ben guardare, è proprio questa “non-presenza” arborea, presupposto di vita nascente e di equilibrio, a scandire i ritmi del racconto fino a diventarne progressivamente protagonista, e a ridurre la componente narrativa della figura quasi soltanto a sfondo o elemento decorativo.

Il “paesaggio vuoto” evoca, così, una poetica dell’attesa, che investe l’intera operazione creativa, cosicché l’osservatore, chiamato nella sfida di un arduo raffronto ottico tra il visibile e l’invisibile, viene, suo malgrado, coinvolto nell’aspettativa di una qualche finitezza, diventando, come l’artista, spettatore del tempo e visionario dello spazio.

 

Alessandra Morelli

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Presentazione in catalogo per la mostra "Di armonie (in)formali" presso lo Studio Arte  "Fuoricentro" di Roma (20 ottobre - 6 novembre 2009).

 

 
 

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AUGUSTO   PICCIONI