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           Installazione mostra Galleria

           Fiorile Arte,  Bologna 2001

 

          Catalogo mostra Galleria Fiorile Arte

         

 

AUGUSTO PICCIONI

" R A C C O N T I "

 

 

Il lupo, il cinghiale, la volpe, l'albero e l'uomo sono gli attori dei dipinti di Augusto Piccioni ormai dall'inizio degli anni '90, divenuti, nella ripetitività della loro presenza, cifra di un racconto che parla della terra d'appartenenza dell'artista, della metafora della condizione umana contemporanea nel rapporto tra uomo e natura, ed anche del destino della pittura, in un momento apparentemente poco felice per questo linguaggio che in tanti vorrebbero relegato come anacronistico. I protagonisti dei dipinti di Piccioni hanno sempre preso vita dentro la pennellata morbida ed "informale" dell'impasto coloristico e solo più recentemente hanno cominciato a definirsi in una sovrapposizione di piani che considera;anche il vuoto come superficie significante scaturendo dai contorni dei piani attigui: è così che molto spesso nasce l'immagine dell'albero al centro del dipinto o dell'uomo, sovrapposto all'albero, o così si intersecano due degli animali rappresentati.

Molte variazioni in questo senso si sono susseguite nel corso degli ultimi sei-sette anni, ritornando sempre sulla stessa immagine e variando piuttosto nel modo di realizzarla.

La gioia e la libertà espressive della pittura nel corso degli anni '80 si sono nutrite spesso di citazione e hanno prodotto innesti ed incroci interessanti di segni e di immagini tra artisti ed opere anche molto distanti. Quando si legge un quadro figurativo, dunque, si leggono oggi anche tutte le immagini e le forme che da esso rimandano al nostro bagaglio visivo derivato dalla storia dell'arte.

II meccanismo citazionistico della ricerca di Augusto Piccioni sembra riferirsi a se stesso e la sua pittura produce, proprio attraverso un rapporto di autocitazione, uno spostamento dalla specificità del suo linguaggio verso una sperimentazione costruttiva che valorizza l'utilizzazione di vari materiali a scapito della valenza espressiva. Nei suoi lavori più recenti, infatti, la gestualità e I’impasto espressivi dei quadri lasciano il posto a superfici sempre più rarefatte e meno magmatiche - come la serie di piccoli acquarelli esposti a Filottrano e a soluzioni installative che recuperano l’immagine privandola della sua significatività iniziale, in un rapporto quasi di citazione, appunto, e quindi di spostamento. I primi lavori che ripetitivamente facevano riferimento alla stessa immagine creata attraverso un gioco di superfici fatto anche di pieni e di vuoti rimandava forse anche troppo chiaramente ad un procedimento proprio alla grafica che deprivava il soggetto di espressività senza nutrirlo di concettualità. Da questo pericolo la ricerca di Piccioni viene salvata proprio attraverso un procedimento autocitazionistico nelle soluzioni più recenti come l'installazione a Filottrano, dove l'immagine, quasi patrimonio memoriale, icona individuale, prende forma attraverso un processo costruttivo di interazione di materiali mai usati fino a questo momento. E ad emergere è ora la soluzione costruttiva, l'interazione con lo spazio ed il rapporto tra l'energia dei materiali - sordi o, al contrario, vibranti, dei diversi elementi - e lo spazio nel quale gli attori della ricerca di Piccioni prendono vita come metafora e come "apparizioni": citazioni, appunto. La ricerca di Piccioni, così, si autorigenera, si nutre di se stessa, aprendo una nuova ampia possibilità generativa che la rivitalizza, attribuendole un senso totalmente rinnovato.          

 

 

 

                                                                                                                               Antonella Micaletti

 

 

 

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Presentazione in catalogo per la mostra presso la Galleria "Fiorile Arte" di Bologna (dal 12 al 25 maggio 2001).

 

 

 

 
 

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