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Catalogo della mostra alla Pinacoteca Comunale di Macerata

(novembre - dicembre'84)

 

 

 

 

E il naufragar...

di Carlo Melloni

 

La piu` recente mostra organica di Augusto Piccioni risale ai primi mesi di quest'anno alla galleria "Asinelli" di Bologna. Erano acrilici di grande formato e opere piccole a pastello e all'acquerello e avevano tutti lo stesso titolo: Naufragio. In qualche caso, forse a sottolineare piu` che il colore dominante del dipinto un maggiore equilibrio delle masse cromatiche, il sostantivo del titolo era seguito dall'aggettivo rosso. Ho gia` avuto occasione di notare che si tratta di un titolo mimetico (1), nel senso che Piccioni cerca di sviare del tutto incosciamente, l'attenzione dell'osservatore dai veri attributi di una pittura che, ne sia consapevole o non l'autore, sono di chiaro stampo naturalistico e, vorrei aggiungere, invocando la testimonianza di quanti avranno l'occasine di guardare questi quadri, che niente di essi lascia intravvedere quel senso di disperazione e di fallimento che sta dietro l'etimologia della parola naufragio; anzi direi che questi dipinti se una sensazione suggeriscono a chi guarda, essa e` certamente quella di una compenetrazione con una pittura che evoca ritmi cronobiologici e che invita alla presa di possesso di un mondo che appartiene a tutti noi, per diritto di nascita. Voglio dire il mondo delle delle risonanze sensoriali. Gia` Giuliano Serafini (2) aveva posto l'accento su questo aspetto peculiare della pittura di Piccioni, ma l'aveva derivato dalla dalla tendenza dell'artista ascolano ad uscire, alla maniera pollockiana, fuori dei limiti del quadro, riscoprendo, come egli dice, la grazia sorgiva del dipingere, una grazia panica... Nel 1978, proprio agli inizi dell'attuale ricerca di Piccioni, Remo Brindisi (3) aveva definito la scelta di campo del giovane artista piceno (fino ad allora impastoiato in una pittura figurativa dai dubbi contorni, oscillanti tra realismo e surrealismo) come un atto di volonta` inteso a subire la cultura, liberandosi dall'ossequio alle stagioni sociali, ambientali e mentali (...) limitativo di quella fondamentale esigenza che e` la liberta` della ricerca.

Indubbiamente, se cultura e` anche nascere, conquistarsi un minimo spazio vitale vuol dire riaffermare le ragioni di una scelta pero` voluta da altri; nascere artista diventa cultura soltanto soltanto quando s'interviene, con la piena coscienza di farlo, sui meccanismi che hanno tutta l'apparenza di consentire all,artista una vasta latitudine operativa, ma in realta` lo pongono, per cosi` dire, in liberta` vigilata, perche` gli impediscono, ad esempio, operazioni astoricizzanti,tali cioe` da snaturare il rapporto intercorrente tra la propria attuale ricerca e quella consumata da altri. La natura e l'intensita` di tale rapporto possono variare in ragione di una maggiore o minore capitolazione dell'artista dinanzi alla seduzione del prima ma e` anche indubbio che il poi appartiene per intero alla capacita` dell'artista di adattare la cultura - in questo caso, figurativa - una volta che questa sia stata ridotta ad un complesso di esempi paradigmatici e di tavole sinottiche , alle proprie esigenze espressive. In altre parole, se vuoi essere artista verace devi essere dentro la cultura e se vuoi essere dentro la cultura devi guardarti alle spalle, beninteso senza smettere di camminare in avanti! Per fortuna non si tratta di un assioma, anche se la storia dell'arte e` piena di coloro che lo hanno ritenuto e lo ritengono tale. Tra quelli che non ci credono c'e` anche Piccioni, se non altro perche` egli rifiuta di misurare i valori della sua pittura con quelli di chi, in passato, per ipotesi, abbia percorso strade abbastanza simili, ma con intenti tutt'affatto diversi. Uno dei titoli di merito della pittura di Piccioni, rispetto a quelli di artisti dell'area espressionistico-astratta di cui appunto sono stati fatti i nomi, per accostarli al suo, sta proprio nel fatto che egli, a dispetto dei titoli... autolesionistici di cui si diceva sopra, si muove con chiari intenti di recupero di immagini disperse nel fondo della memoria, ma delle quali la retina conserva ben netti i contorni e, quel che piu` conta con una ben precisa collocazione geografica. Se poi si tratti di geografia sentimentale, cioe` ricreata a proprio uso e consumo, non guasta; anzi, direi che proprio questo ripercorrere itinerari ripassati dal fondo della memoria e di travasarli sulla tela, fissando una sorta di voyage a` rebours nei territori della sua prima formazione umana, assume per Piccioni un andamento diaristico. Non v'e` dubbio, infatti, che queste tele, ancorche` all'apparenza mostrino spesso l'armamentario tipico della pittura gestuale (il dripping, l'all over, ecc.) nella realta` sono proiezioni pittoriche di una ben identificabile infinitesima porzione del nostro mondo. Per l'esattezza si tratta di quel lembo di terra che segna , a sud, il confino delle Marche e quasi si mescola, essendo affini i caratteri geopedologici, con la terra d'Abruzzo. Paesaggio collinare e pedemontano che degrada verso i numerosi corsi d'acqua e verso il mare e dove le folte macchie di verde si alternano al crudele calanco. Ecco da questo vario paesaggio, Piccioni trae l'ampia sinfonia cromatica che contrappunta le sue tele: i rossi della terra ferace e assoluta, i blu dei cieli limpidi, i verdi dei fiumi e degli specchi lacustri, i gialli che sciabolano qua e la` e segnano la skyline di un colle, di un rilievo gibboso. E quando il blu si fa piu` intenso e dominante, declina il giorno su questa terra di frontiera, dove la storia dell'uomo ha lasciato orme durature.

Dunque, una pittura naturalistica. Certo. Se sapremo guardarla con l'occhio di chi scopre qualcosa di familiare, anche il naufragar dei titoli potra` essere accettato nell'unico modo plausibile che questa pittura consente, cioe`, come dissi altra volta, nel senso tutto leopardiano di guardare oltre l'infinito delle cose e di perdervisi.

Novembre 1984

 

 

(1) FLASH ART, n. 120, maggio 1984.

(2) G. SERAFINI: Augusto Piccioni, "Naufragi", Galleria Asinelli, Bologna, febbraio - marzo 1984.

(3) R.BRINDISI: Augusto Piccioni, Circolo cittadino di Ascoli Piceno, aprile 1978.

 

 

 

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Presentazione in catalogo per la mostra presso la Pinacoteca Comunale di Macerata (novembre -dicembre 1984)

 

 

 

 
 

 


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